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STRATOS
TURBO GR. 5 durante un rally storico (Edvvc from London, WIKIPEDIA source).
Foto
promozionale del GRUPPO FIAT nel 1977: MUNARI, REUTMANN e PIANTA.
STRATOS GRUPPO
5: Un sogno da 500 cavalli in un unico esemplare
Fin
dalla sua nascita agonistica nel 1972, i creatori del progetto STRATO'S, si
posero l'obiettivo di dare una doppia veste alla vettura: i rally in
contemporanea alle gare su asfalto e nei circuiti.
Questa doppia veste venne tentata, in un primo tempo, impiegando il
medesimo telaio e motore sostituendo solo carrozzeria e gommatura. In parte
si rivelò applicabile ma non diede i risultati sperati e le diverse varianti
di carrozzeria ne davano la misura.
Pur raddoppiando il numero di valvole, da 12 a 24, dopo il 75 si prese
in considerazione l'opzione della realizzazione di una versione turbo del
motore DINO FERRARI da oltre 2400 cc.
Il motore montava una sola turbina di tipo KKK, conseguentemente si
ebbe una elevazione significativa dei cavalli erogati (circa 500) ma la loro
gestione da parte dei piloti era davvero ardua; talmente ardua che lo stesso
ANDRUET sosteneva che era letteralmente inguidabile.
Sandro MUNARI, con distaccato tono veneto, più diplomaticamente
commentò che le difficoltà di erogazione e controllo della potenza erano
causate dalla presenza di una sola turbina mentre sarebbe stato necessario
ripartire l'erogazione con almeno due turbine distinte.
Come si comportava il prototipo? In accelerazione era lenta di risposta
ma quando poi i cavalli arrivavano tenerla dritta era un problema che non si
risolveva solo con braccia robuste e sangue freddo; alla fine dei rettilinei
invece pur staccando il pedale del gas il motore continuava a dare potenza
costringendo il pilota a staccare prima del dovuto e a pestare energicamente
sui freni, che poi non erano certo uno dei punti di forza della vettura.
Della versione allungata ne furono realizzati solo due esemplari tra il
1976 e il 1977. Tutte le versioni che si possono vedere nel materiale
fotografico d'epoca sono basate su telai di serie. I due prototipi avevano un
motore turbo e un telaio appositamente modificato.
Questo era ottenuto unendo due pezzi di telaio ottenuti dal taglio di
altre due STRATOS. In questo modo si otteneva un nuovo telaio che allungava
il passo di oltre trenta centimetri e dava maggiore abitabilità al pilota e
copilota.
La silhouette infatti aveva un telaio che garantisse: l'alloggiamento del
gruppo turbo (parte posteriore del telaio), il poter aumentare il passo di
modo che si riducesse l'intraversamento e il sovrasterzo alle alte velocità
(parte centrale e anteriore), un telaio con un baricentro più basso e parti
di supporto per poter sostenere una carrozzeria aerodinamica (sulla falsa
riga delle PORSCHE 911 SC) e un impianto frenante efficace e sufficiente per
le velocità che l'auto avrebbe dovuto raggiungere.
Una parte di questi obiettivi fu raggiunta ma non diedero i risultati
sperati. Le due versioni parteciparono a diverse gare "miste" che
allora avevano un discreto successo. Le miste erano competizioni in cui si
correva in parte su strade urbane e in parte nei circuiti chiusi. Il Giro
d'Italia Automobilistico ne era un classico esempio.
La STRATOS gruppo 5 vi partecipò nel 1976 vincendo l'edizione con
l'equipaggio FACETTI-SODANO n. 598 (PROVA TO 2634) e PINTO-BERNACCHINI n. 599
ritirati (TO N 98792). L'anno dopo ecco la STRATOS di MUNARI-SODANO (targata
PROVA TO 1533), con i colori ALITALIA, ma diverse noie meccaniche e varie
complicazioni in sede di trasferimento fecero concludere la sua
partecipazione. La vettura di FACETTI rimase completamente distrutta in un
incendio nel circuito di ZELTWEG nel 1976 e non venne recuperata (equipaggio
BRAMBILLA-FACETTI).
La vettura di MUNARI alla fine del 77 venne inviata in GIAPPONE per
partecipare a una gara di silhouette che si stava organizzando a scopo
promozionale. La gara poi venne annullata e un collezionista di auto, il
sig. MATSUDA, pensò bene di comprare il pezzo unico.
La vettura venne conservata con cura fio all'inizio del 2000.
L'originale pare sia rientrata in EUROPA, ora di proprietà di un austriaco.
Almeno tre repliche sono state costruite
ufficialmente. Il proprietario
giapponese di una di queste, il signor MATSUDA, ne fece commissionare una
basata interamente su una versione stradale e aveva la livrea MARLBORO
(1976). In tutto e per tutto
riproduce l'originale tranne alcune parti della carrozzeria più per ragioni
di sicurezza che per errore di riproduzione.
Una seconda replica é in ITALIA, commissionata dal sig. Giorgio
SCHOEN, è stata costruita partendo da un originale modello di Gruppo 4 (un ex
RINO AUTO FABRI) e monta alcune delle parti di ricambio e altre ricavate dai
rottami della vettura silhouette andata distrutta a ZELTWEG. Questa
vettura è parte della collezione ROSSO BIANCO. Infine, vi è una terza replica
presente nel Regno Unito, che è stata costruita intorno ad un telaio kit auto
STRATOS costruito e di proprietà di HENNESSY Racing e chiamato
"Evolution 2".
Il modello
in scala 1/43 della KYOSHO fu un acquisto occasionale verso la fine degli
anni 90, se non sbaglio nel 1998 o giù di li.
Allora era impegnato nell'imparare a dipingere figurini storici. Ero in
un periodo in cui il die-cast mi appariva troppo "statico", e di
fatto la grande rivoluzione del modello stock sarebbe giunta con il nuovo
millennio lasciando alle spalle definitivamente il binomio giocattolo e
die-cast.
Mi ero recato, in un sabato primaverile, presso il negozio di
modellismo di VITALE che era situato in Via S. LORENZO qui a GENOVA con
intenzioni diverse dall'acquistare un modello di auto. Mentre compravo colla
bi componente e MILLIPUT ecco apparirmi questo modello prodotto da KYOSHO.
Come azienda la conoscevo per i modelli dinamici (quelli radio
comandati), e ho posseduto una OPTIMA da off-road verso la metà degli anni
ottanta, ma non per i pezzi die-cast delle quattro ruote. Decisi di
comprarla, un amore a prima vista.
Tornai a casa tutto intenzionato a metterci subito le mani. Ma poi, una
volta smontata, mi accorsi di non possedere i sedili giusti, l'estintore a
bombola e, soprattutto, mi mancava la necessaria documentazione.
Misi in una busta le parti staccate, fasciai la scocca e il tutto é
rimasto a dormire e invecchiare quietamente fino a pochi giorni fa.
Nello spostare le scatole dei modelli acquistati in tanti anni, ecco
spuntare questa gruppo 5.
Il tempo giusto per una dignitosa elaborazione era, finalmente,
arrivato.
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Troppo
tardi
La
versione turbo, della LANCIA STRATOS, arrivò al massimo delle prestazioni
proprio nel 77, quando ormai il GRUPPO FIAT aveva deciso di chiudere il
progetto STRATOS per incentivare quello della FIAT ABARTH 131 e della BETA
MONTECARLO nel campionato velocità.
La
vettura era stata costruita utilizzando quanto già impiegato per le STRATOS
da rally e pista Gruppo 4, alcune parti furono prelevate da altre vetture
oppure realizzate artigianalmente (visto che si parlava di pezzi unici per un
prototipo era ammessa tale componentistica).
La parte della carrozzeria era in vetroresina ed era causa di facili
incendi. Il turbo e l'impianto frenante poi completavano spesso tali
disastri.
La
parte degli interni era lievemente più spaziosa rispetto alle
gruppo 4 e questo permetteva a piloti come MUNARI (che proprio un
pigmeo non é) di avere una guida rilassata. Il sedile del pilota era dello
stesso modello montato su quella da rally che oltre ad essere ignifugo era
meno imbottito e permetteva a MUNARI di guidare con le gambe e le braccia non
piegate. Per il navigatore venne installato un sedile di serie in velluto che
alla necessità poteva essere eventualmente rimosso.
I
sedili prodotti da KYOSHO non vanno bene dato che sono in una specie di gomma
e le cinture di sicurezza sono stampate sopra. Quindi ne ho messi due nuovi,
li ho ricavati da due di produzione IXO Models, tagliati e poi modificati.
Purtroppo, per ragioni di copyright, non posso mostrare le foto degli interni
della vera silhouette. Anche l'estintore di bordo é IXO Models.
La
leva del cambio é quella di KYOSHO mentre la pedaliera l'ho realizzata con
del filo di rame e del lamierino. Per le cinture di sicurezza ho seguito
l'iter di realizzo solito. La leva del freno a mano non c'era. Non so dire se
era stato montato un sistema come quello della STRATOS da rally: leva al
volante che andava a spingere il pedale del freno.
Il
volante va bene ma occorre ricollocarlo ad una altezza e angolazione
opportuna. Le razze mi risulta che fossero sia in metallo che verniciate,
quindi in ambedue i casi non si commette errori e io ho preferito la versione
in nero.
Il
pianale interno aveva gl'interni per le portiere che, per la fine degli anni
90, erano una vera innovazione. Il resto del pianale e degli interni non
richiedono lavori di sorta, ogni tanto si quieta... Fate solo attenzione al
ricongiungimento degli interni porte perché non sempre la cosa riesce senza
qualche imprecazione e molta molta colla ciano acrilica.
Le
ruote anteriori le ho messe sterzate, visto che lo spazio per farlo c'è tutto. In aggiunta ho utilizzato delle
rondelle per simulare i dischi dei freni e che vengono bene per contenere la
fessurazione degli attacchi di ogni cerchio.
Una nota
importante: la vernice rossa dei cerchi tende a staccarsi, forse a causa
degli anni passati nell'armadio; conviene quindi raschiarla via e ridipingere
in nero l'interno di ogni cerchio.
L'alettone
posteriore l'avevo già smontato appena comprato il modello, era da pulire da
un problema di fusione; i due punti di colata allora non erano corretti a
differenza dei modelli di oggi che hanno spoiler e alettoni privi di questo
terribile inestetismo. Inoltre é da rimuovere dato che bisogna mettere gli
attacchi di fissaggio della carrozzeria.
Occorre poi tracciare il vano del bagagliaio, che ahimè a mala pena é
visibile.
Dal
lato del pilota, all'altezza del tappo della benzina, occorre aggiungere lo
stacco batteria e l'azionamento dell'estintore. Altro dettaglio da correggere
é la tracciatura bianca su ogni montante.
Quiz
per prendersi una pausa: trovate l'errore che KYOSHO ha commesso in sede di
tamponatura delle scritte. Trovato?
Tornando a cose più serie, occorre aggiungere i fermi per la
carrozzeria anteriore e collocati a lato degli specchietti retrovisori.
Sono
giunto alla fine dell'elaborazione. Il tergicristallo é quello originale, mi
pare abbastanza pregevole come dettaglio. Ho aggiunto i fermi scocca sullo
spoiler anteriore oltre il gancio di traino posto a destra in corrispondenza
della presa d'aria del freno anteriore.
Nel modello base mancavano i finestrini laterali che il ho realizzati
con dell'acetato, tagliato a misura e incollato con colla vinilica.
Le estremità aerodinamiche erano di colore nero e quelle del modello
vanno rifinite. Essendo state dipinte con del nero semi lucido, per rifinirle
ho utilizzato un pennarello indelebile dello stesso colore.
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