NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2013

LANCIA STRATOS TURBO GRUPPO 5 SILHOUETTE
Equipaggio Sandro MUNARI - Piero SODANO.
GIRO D'ITALIA AUTOMOBILISTICO 1977, RITIRATA.
Elaborazione modello KYOSHO, scala 1/43
Marzo 2013.

Modellismo

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LANCIA STRATOS
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STRATOS TURBO GR. 5 durante un rally storico (Edvvc from London, WIKIPEDIA source).


Foto promozionale del GRUPPO FIAT nel 1977: MUNARI, REUTMANN e PIANTA.

 

 

 

STRATOS GRUPPO 5: Un sogno da 500 cavalli in un unico esemplare


 Fin dalla sua nascita agonistica nel 1972, i creatori del progetto STRATO'S, si posero l'obiettivo di dare una doppia veste alla vettura: i rally in contemporanea alle gare su asfalto e nei circuiti.
 Questa doppia veste venne tentata, in un primo tempo, impiegando il medesimo telaio e motore sostituendo solo carrozzeria e gommatura. In parte si rivelò applicabile ma non diede i risultati sperati e le diverse varianti di carrozzeria ne davano la misura.
 Pur raddoppiando il numero di valvole, da 12 a 24, dopo il 75 si prese in considerazione l'opzione della realizzazione di una versione turbo del motore DINO FERRARI da oltre 2400 cc.
 Il motore montava una sola turbina di tipo KKK, conseguentemente si ebbe una elevazione significativa dei cavalli erogati (circa 500) ma la loro gestione da parte dei piloti era davvero ardua; talmente ardua che lo stesso ANDRUET sosteneva che era letteralmente inguidabile.
 Sandro MUNARI, con distaccato tono veneto, più diplomaticamente commentò che le difficoltà di erogazione e controllo della potenza erano causate dalla presenza di una sola turbina mentre sarebbe stato necessario ripartire l'erogazione con almeno due turbine distinte.
 Come si comportava il prototipo? In accelerazione era lenta di risposta ma quando poi i cavalli arrivavano tenerla dritta era un problema che non si risolveva solo con braccia robuste e sangue freddo; alla fine dei rettilinei invece pur staccando il pedale del gas il motore continuava a dare potenza costringendo il pilota a staccare prima del dovuto e a pestare energicamente sui freni, che poi non erano certo uno dei punti di forza della vettura.
 Della versione allungata ne furono realizzati solo due esemplari tra il 1976 e il 1977. Tutte le versioni che si possono vedere nel materiale fotografico d'epoca sono basate su telai di serie. I due prototipi avevano un motore turbo e un telaio appositamente modificato.
 Questo era ottenuto unendo due pezzi di telaio ottenuti dal taglio di altre due STRATOS. In questo modo si otteneva un nuovo telaio che allungava il passo di oltre trenta centimetri e dava maggiore abitabilità al pilota e copilota.
 La silhouette infatti aveva un telaio che garantisse: l'alloggiamento del gruppo turbo (parte posteriore del telaio), il poter aumentare il passo di modo che si riducesse l'intraversamento e il sovrasterzo alle alte velocità (parte centrale e anteriore), un telaio con un baricentro più basso e parti di supporto per poter sostenere una carrozzeria aerodinamica (sulla falsa riga delle PORSCHE 911 SC) e un impianto frenante efficace e sufficiente per le velocità che l'auto avrebbe dovuto raggiungere.
 Una parte di questi obiettivi fu raggiunta ma non diedero i risultati sperati. Le due versioni parteciparono a diverse gare "miste" che allora avevano un discreto successo. Le miste erano competizioni in cui si correva in parte su strade urbane e in parte nei circuiti chiusi. Il Giro d'Italia Automobilistico ne era un classico esempio.
 La STRATOS gruppo 5 vi partecipò nel 1976 vincendo l'edizione con l'equipaggio FACETTI-SODANO n. 598 (PROVA TO 2634) e PINTO-BERNACCHINI n. 599 ritirati (TO N 98792). L'anno dopo ecco la STRATOS di MUNARI-SODANO (targata PROVA TO 1533), con i colori ALITALIA, ma diverse noie meccaniche e varie complicazioni in sede di trasferimento fecero concludere la sua partecipazione. La vettura di FACETTI rimase completamente distrutta in un incendio nel circuito di ZELTWEG nel 1976 e non venne recuperata (equipaggio BRAMBILLA-FACETTI).
 La vettura di MUNARI alla fine del 77 venne inviata in GIAPPONE per partecipare a una gara di silhouette che si stava organizzando a scopo promozionale. La gara poi venne annullata e un collezionista di auto, il sig.  MATSUDA, pensò bene di comprare il pezzo unico.
 La vettura venne conservata con cura fio all'inizio del 2000. L'originale pare sia rientrata in EUROPA, ora di proprietà di un austriaco.
 Almeno tre repliche sono state costruite ufficialmente. Il proprietario giapponese di una di queste, il signor MATSUDA, ne fece commissionare una basata interamente su una versione stradale e aveva la livrea MARLBORO (1976). In tutto e per tutto riproduce l'originale tranne alcune parti della carrozzeria più per ragioni di sicurezza che per errore di riproduzione.
 Una seconda replica é in ITALIA, commissionata dal sig. Giorgio SCHOEN, è stata costruita partendo da un originale modello di Gruppo 4 (un ex RINO AUTO FABRI) e monta alcune delle parti di ricambio e altre ricavate dai rottami della vettura silhouette andata distrutta a ZELTWEG. Questa vettura è parte della collezione ROSSO BIANCO. Infine, vi è una terza replica presente nel Regno Unito, che è stata costruita intorno ad un telaio kit auto STRATOS costruito e di proprietà di HENNESSY Racing e chiamato "Evolution 2".

 Il modello in scala 1/43 della KYOSHO fu un acquisto occasionale verso la fine degli anni 90, se non sbaglio nel 1998 o giù di li.
 Allora era impegnato nell'imparare a dipingere figurini storici. Ero in un periodo in cui il die-cast mi appariva troppo "statico", e di fatto la grande rivoluzione del modello stock sarebbe giunta con il nuovo millennio lasciando alle spalle definitivamente il binomio giocattolo e die-cast.
 Mi ero recato, in un sabato primaverile, presso il negozio di modellismo di VITALE che era situato in Via S. LORENZO qui a GENOVA con intenzioni diverse dall'acquistare un modello di auto. Mentre compravo colla bi componente e MILLIPUT ecco apparirmi questo modello prodotto da KYOSHO.
 Come azienda la conoscevo per i modelli dinamici (quelli radio comandati), e ho posseduto una OPTIMA da off-road verso la metà degli anni ottanta, ma non per i pezzi die-cast delle quattro ruote. Decisi di comprarla, un amore a prima vista.
 Tornai a casa tutto intenzionato a metterci subito le mani. Ma poi, una volta smontata, mi accorsi di non possedere i sedili giusti, l'estintore a bombola e, soprattutto, mi mancava la necessaria documentazione.
 Misi in una busta le parti staccate, fasciai la scocca e il tutto é rimasto a dormire e invecchiare quietamente fino a pochi giorni fa.
 Nello spostare le scatole dei modelli acquistati in tanti anni, ecco spuntare questa gruppo 5.
 Il tempo giusto per una dignitosa elaborazione era, finalmente, arrivato.

Troppo tardi
 La versione turbo, della LANCIA STRATOS, arrivò al massimo delle prestazioni proprio nel 77, quando ormai il GRUPPO FIAT aveva deciso di chiudere il progetto STRATOS per incentivare quello della FIAT ABARTH 131 e della BETA MONTECARLO nel campionato velocità.
 La vettura era stata costruita utilizzando quanto già impiegato per le STRATOS da rally e pista Gruppo 4, alcune parti furono prelevate da altre vetture oppure realizzate artigianalmente (visto che si parlava di pezzi unici per un prototipo era ammessa tale componentistica).
 La parte della carrozzeria era in vetroresina ed era causa di facili incendi. Il turbo e l'impianto frenante poi completavano spesso tali disastri.

 La parte degli interni era lievemente più spaziosa rispetto alle gruppo 4 e questo permetteva a piloti come MUNARI (che proprio un pigmeo non é) di avere una guida rilassata. Il sedile del pilota era dello stesso modello montato su quella da rally che oltre ad essere ignifugo era meno imbottito e permetteva a MUNARI di guidare con le gambe e le braccia non piegate. Per il navigatore venne installato un sedile di serie in velluto che alla necessità poteva essere eventualmente rimosso.

 I sedili prodotti da KYOSHO non vanno bene dato che sono in una specie di gomma e le cinture di sicurezza sono stampate sopra. Quindi ne ho messi due nuovi, li ho ricavati da due di produzione IXO Models, tagliati e poi modificati. Purtroppo, per ragioni di copyright, non posso mostrare le foto degli interni della vera silhouette. Anche l'estintore di bordo é IXO Models.

 La leva del cambio é quella di KYOSHO mentre la pedaliera l'ho realizzata con del filo di rame e del lamierino. Per le cinture di sicurezza ho seguito l'iter di realizzo solito. La leva del freno a mano non c'era. Non so dire se era stato montato un sistema come quello della STRATOS da rally: leva al volante che andava a spingere il pedale del freno.

 Il volante va bene ma occorre ricollocarlo ad una altezza e angolazione opportuna. Le razze mi risulta che fossero sia in metallo che verniciate, quindi in ambedue i casi non si commette errori e io ho preferito la versione in nero.

 Il pianale interno aveva gl'interni per le portiere che, per la fine degli anni 90, erano una vera innovazione. Il resto del pianale e degli interni non richiedono lavori di sorta, ogni tanto si quieta... Fate solo attenzione al ricongiungimento degli interni porte perché non sempre la cosa riesce senza qualche imprecazione e molta molta colla ciano acrilica.

 Le ruote anteriori le ho messe sterzate, visto che lo spazio per farlo  c'è tutto. In aggiunta ho utilizzato delle rondelle per simulare i dischi dei freni e che vengono bene per contenere la fessurazione degli attacchi di ogni cerchio.

Una nota importante: la vernice rossa dei cerchi tende a staccarsi, forse a causa degli anni passati nell'armadio; conviene quindi raschiarla via e ridipingere in nero l'interno di ogni cerchio.

 L'alettone posteriore l'avevo già smontato appena comprato il modello, era da pulire da un problema di fusione; i due punti di colata allora non erano corretti a differenza dei modelli di oggi che hanno spoiler e alettoni privi di questo terribile inestetismo. Inoltre é da rimuovere dato che bisogna mettere gli attacchi di fissaggio della carrozzeria.
 Occorre poi tracciare il vano del bagagliaio, che ahimè a mala pena é visibile.

 Dal lato del pilota, all'altezza del tappo della benzina, occorre aggiungere lo stacco batteria e l'azionamento dell'estintore. Altro dettaglio da correggere é la tracciatura bianca su ogni montante.

 Quiz per prendersi una pausa: trovate l'errore che KYOSHO ha commesso in sede di tamponatura delle scritte. Trovato?
 Tornando a cose più serie, occorre aggiungere i fermi per la carrozzeria anteriore e collocati a lato degli specchietti retrovisori.

 Sono giunto alla fine dell'elaborazione. Il tergicristallo é quello originale, mi pare abbastanza pregevole come dettaglio. Ho aggiunto i fermi scocca sullo spoiler anteriore oltre il gancio di traino posto a destra in corrispondenza della presa d'aria del freno anteriore.
 Nel modello base mancavano i finestrini laterali che il ho realizzati con dell'acetato, tagliato a misura e incollato con colla vinilica.
 Le estremità aerodinamiche erano di colore nero e quelle del modello vanno rifinite. Essendo state dipinte con del nero semi lucido, per rifinirle ho utilizzato un pennarello indelebile dello stesso colore.

 

 

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