NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2012

Sottufficiale delle Waffen SS (Unterscharführer) SS-Panzer-Division "Leibstandarte" 
Offensiva delle Ardenne, Belgio 1944
Soggetto di serie, scala 1/32 (JAGUAR).
Maggio 2002.

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

 

Il loro comandante
Wilhelm Mohnke fu uno dei pochi ad uscire vivo dalla Sacca di Falaise nell'estate del 1944. Il 31 agosto di quell'anno ottenne il comando della "Leibstandarte". Mohnke guidò la divisione nell'operazione "Wacht am Rhine", l'Offensiva delle Ardenne, venendo anche promosso SS-Brigadeführer il 30 gennaio 1945.  Nella primavera del 45 assunse il comando del Kampfgruppe Mohnke, nove battaglioni inclusi i resti della divisione delle Waffen SS francesi "Charlemagne", il cui ultimo disperato scopo doveva essere la difesa di Berlino e del Reichstag. Catturato dalle truppe sovietiche mentre dal bunker della Cancelleria di Berlino, tentava la fuga a ovest, venne imprigionato  fino all'ottobre 1955.

Inutile attacco senza carburante
Tra le cause prime del fallimento della controffensiva tedesca fu la scarsità dei carburanti.

Peiper? Un vero criminale!
La strage di Malmedy non venne mai chiarita in tutti i suoi dettagli. Pur se processato e condannato, Il colonnello Peiper per alcuni studiosi non si macchiò di particolari crimini, specie quelli consumati in Malmedy. Per molti ufficiali e soldati americani invece, che testimoniarono al processo e successivamente diedero seguito alle loro accuse con testimonianze scritte e accuratamente documentate, Peiper era un [vero] criminale in piena regola che doveva pagare con una sentenza di morte e non con il solo carcere militare.

Il grande freddo
Quello che venne ricordato dai reduci di quella battaglia fu in primis il freddo terribile. I soldati americani, in particolare, nell'assedio di Bastogne furono costretti a giacere nelle buche in attesa dell'attacco tedesco. Peiper non si sentì mai in dovere, nel corso della sua vita, di fare ammenda di qualsiasi suo comportamento durante la controffensiva tedesca in Belgio.

Nessun presidio sanitario in linea
Per i soldati tedeschi feriti il loro sempre preciso Alto comando non si era preoccupato di organizzare dei presidi per il raduno dei feriti. Molti di loro vennero quindi medicati alla meglio e con le loro poche forze costretti a ritirarsi o nei casi migliori a consegnarsi ai loro nemici prima di morire dissanguati o congelati.

Chi va la?
Si racconta che uno dei tanti modi per identificare i falsi soldati americani, fosse quello di chiedere il nome di giocatori di baseball oppure le capitali dei singoli stati americani.

 

 

 

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Carta delle operazioni dal 16 al 25 dicembre 1944.
Carta delle operazioni dal 26 dicembre al 25 gennaio 1945

Le mappe qui riportate sono US ARMY License: US Government document. Printed by the Government printing office. Assumed public domain (PD-USGov-Military).

Il cinema degli ultimi 50 anni ha prodotto diverse pellicole dedicate alla Offensiva delle ARDENNE. Ecco i trailer di alcune di queste pellicole.

 Poco conosciuta questa pellicola prodotta nel 2003 e che in Italia non venne praticamente distribuita: "SOLDIERS AND SAINTS" (Sito ufficiale), consigliato per la semplicità narrativa e la costruzione scenica; prende forte ispirazione dai film di guerra dei primi anni 60 meno teatrali ma più interessati a mostrare il lato umano dei protagonisti, tutti militari ovviamente, della storia narrata. Vale la pena vederselo con calma.

 Famoso film del 1965 più per gli errori storici, uniformologici e tecnici presenti che non per la qualità complessiva: i carri armati ben poco tedeschi (post bellici poi...), le uniformi dei G.I. di produzione in uso nella Guerra in Corea, la ricostruzione di un colonnello Peiper biondo e corpulento; il film "LA BATTAGLIA DEI GIGANTI" vantò un ricco cast e diversi spunti narrativi che vennero poi ripresi nel cinema di genere prodotto in Italia alla fine degli anni 60 e 70. Nella sua sfarzosità hollywoodiana merita di essere visto almeno una volta.

 E concludiamo con u film tutto italiano che a suo modo resta un caso a se tra i film di genere con produzione italiana e datato 1967: "DALLE ARDENNE ALL'INFERNO (DIRTY HEROES)" per la regia di ALberto DE MARTINO che vantava un cast non da poco tra cui Daniela BIANCHI  e Adolfo CELI (guarda caso ambedue recitarono in due distinti film della serie di JAMES BOND).
 Pur se girato con i limitati mezzi delle produzioni italiane di allora, la pellicola può vantarsi di avere meno errori del più blasonato "LA BATTAGLIA DEI GIGANTI" anche se la trama spesso si perde in narrazioni un po' eupeptiche nel caso si guardi il film dopo cena. Va preso con le dovute precauzioni se no si commenterà come il Morandini "... surrogato d'imitazione....".

Le citazioni, a lato destro dell'articolo, sono tratte dal libro di Stephen E. AMBROSE "CITTADINI IN UNIFORME" dallo sbarco in Normandia alla resa della Germania. Ed. TEA 2011.

Il canto del cigno nero
SS-Panzer-Division "Leibstandarte" 
 Con una serie di battaglie combattute al confine con la GERMANIA e nei paesi del nord EUROPA, la WEHRMACHT era riuscita militarmente a rallentare e sfibrare la spinta offensiva Alleata, specie quella americana che procedeva con una serie di vittorie non significative.
 HITLER si convince o meglio venne convinto che si potevano fermare gli angloamericani con una controffensiva di forte impatto. Inizialmente la controffensiva venne denominata operazione “Wacht am Rhein" (Guardia al Reno), successivamente l’identificativo venne sostituito per motivi di sicurezza con operazione “Herbstnebel" (Nebbia Autunnale).


Waffen SS sulla strada che portava in direzione di MALMEDY
US Army Center for Military History (No copyright).

 Fin da settembre sembra che HITLER avesse ripreso in mano la documentazione del famoso ”Fall Gelb” del 1940, il che conferma che il desiderio di ripetere, col piano delle Ardenne, le grandi vittorie di inizio guerra. Era prevista una nuova avanzata in profondità tramite divisioni corazzate, questa volta d'inverno, a cui sarebbe seguita una sanguinosa sconfitta inflitta agli statunitensi e un secondo accerchiamento dei britannici in BELGIO.
 Queste due fasi avrebbero condotto, nella sua visione ormai confusa e non supportata da alcun fatto concreto, non solo a decisivi successi militari ma a un cedimento morale del fronte occidentale.
 Nel frattempo, sul fronte orientale, i Sovietici procedevano con la liberazione di numerosi paesi del futuro blocco; nazioni in cui già STALIN era preoccupato di poter mantenere un controllo militare e politico sin dall'inizio del 45.
 Secondo i piani di HITLER, l'intero 21º gruppo d'armate del maresciallo MONTGOMERY e due delle tre armate del 12º gruppo del generale Omar BRADLEY (1ª armata del generale HODGES e 9ª armata del generale SIMPSON) sarebbero state isolate e poi distrutte capovolgendo il rapporto di forze sul fronte occidentale e permettendo alla GERMANIA di guadagnare tempo per sviluppare altre famose armi segrete e per ristabilire, con opportuni trasferimenti di truppe, la situazione sul precario fronte orientale.

 Poiché il territorio era montagnoso e coperto da foreste, e quindi apparentemente poco adatto per un attacco corazzato in forze, HITLER contava su un decisivo effetto di sorpresa per ottenere alcuni clamorosi successi iniziali, che avrebbero dovuto creare il caos nella lenta e macchinosa catena di comando Alleato e scioccare il debole (secondo HITLER) morale delle truppe statunitensi.

"Avevamo carburante sufficiente per avnzare di appena 50 chilometri".

Generale Heinz-Guenter GUDERIAN.

 Le Waffen SS furono troppo solerti a mettere in pratica "le concezioni hitleriane a favore di una offensiva rapida e vigorosa" (asserzione Wikipedia), ancora forti di una certa spocchia militare che aveva in troppe occasioni dato risultati insperati di fronte ad obiettivi ardui se non impossibili. Resta nelle cronache, di allora, la veloce avanzata del colonnello Joachim PEIPER, che seppe muoversi con una rapidità incredibile anche se questa penetrazione verso il nemico non teneva conto delle perdite di uomini e mezzi (numerosi i carri colpiti o guasti che venivano abbandonati lungo le strade delle ARDENNE per mancanza di pezzi di ricambio e assistenza adeguata). Numerosi furono gli episodi brutali, contro civili belgi e soldati statunitensi catturati (strage di MALMEDY), che nelle aspettative di HITLER avrebbero dovuto costituire il modello della condotta offensiva tedesca nelle ARDENNE. Documentazione fotografica di allora, e scattata dagli stessi Tedeschi, mostra ancora oggi che ogni limite comportamentale e  morale era stato oltrepassato. I soldati tedeschi, purtroppo, non persero l'ennesima occasione per mostrare il loro avvelenato spirito di combattenti prossimi alla disfatta, anche se alcuni soldati americani testimoniarono che soldati nemici, dell'Heer, seppero comportarsi in modo corretto e umano in molte occasioni.

"Strisciai fino al carro [armato]. Un carrista americano sporgeva dalla torretta gravemente ferito. Lo tirai giù e lo trascinai in un fosso e li cercai di soccorrerlo".
"Che stai facendo?.
"Chiedeva aiuto e l'ho aiutato".
Qualche minuto di pausa in cui gli Americani si consultarono.
"Vuoi che ti prendiamo prigioniero o vuoi tornare dai tuoi camerati?".
"Devo tornare dai miei camerati".

Tenente di fanteria tedesca Gottfried KISCHKEL, catturato da soldati americani dopo aver aiutato un carrista americano. 22 dicembre 1944.


Joachim PEIPER
File:Bundesarchiv Bild 183-R65485

 La confusione iniziale tra gli statunitensi fu accresciuta anche dall'azione di piccoli gruppi di commando nemici travestiti da statunitensi ed equipaggiati con armi e mezzi Alleati (denominata operazione “GREIF” e coordinata dal famoso colonnello Otto SKORZENY) che, interrompendo le comunicazioni, alterando la segnaletica stradale e compiendo azioni di sabotaggio alcune fin folkloristiche, provocarono ritardi e difficoltà nei trasporti di truppe e un clima di insicurezza tra i soldati Alleati. Per alcuni giorni i comandi Alleati mostrarono una certa confusione, vennero prese eccezionali misure di sicurezza e si temette per (solo) ipotetici attentati alla vita anche del generale EISENHOWER.


Anthony Mc AULIFFE
File:filmato d'epoca NARA (No copyright).

"Perché sparate ai prigionieri? Perché i Tedeschi combattono con uniformi americane?".
"Non ne so niente e non riesco a immaginare che siano successe cose del genere".
Poi Mc AULIFFE, dopo aver letto la proposta di resa, disse ai suoi ufficiali, consegnando a HENKE  la risposta da consegnare a BAYERLEIN, "Riportatelo indietro".
Quando HENKE potè leggerla ne rimase sorpreso, vi era scritto "NUTS!", ovvero: "CAZZATE!".

L'incontro tra il generale americano Anthony Mc AULIFFE responsabile della difesa di Bastogne e il tenente Helmuth HENKE, aiutante di campo del generale tedesco Fritz BAYERLEIN. 22 dicembre 1944.

 In realtà solo una parte del piano di infiltrazione e sabotaggi ottenne qualche significativo successo e, anche se la maggior parte dei soldati tedeschi travestiti scamparono alla cattura, i risultati furono limitati; inoltre altre operazioni diversive e alcuni lanci di paracadutisti fallirono completamente perché questi vennero paracadutati lontani dai punti stabiliti oppure il loro armamento venne caricato su altri aerei e anch'esso paracadutato in altri punti, non certo quelli stabiliti. In particolare la cosiddetta operazione “STOSSER”, condotta dai paracadutisti del tenente colonnello von der HEYDTE alle spalle del settore di ELSENBORN che in un primo tempo allarmò al massimo le retrovie alleate fino a PARIGI, si concluse, a causa di ulteriori errori nei lanci e dell'inesperienza delle truppe (quasi tutti ventenni), con un disastro totale e lo stesso comandante tedesco cadde prigioniero.

"Arrestateli tutti!".
"Ma chi?".
"Tutti quelli sospetti!".

Testimonianza di un MP americano, a Parigi, quando ricevette ordini dal suo superiore circa la condotta da tenere nei giorni del'operazione STOSSER.

 L’avanzata tedesca venne frenata a partire dal 20 dicembre e il piano difensivo Alleato raggiunse l’obiettivo di inchiodare i mezzi corazzati nemici sulle ARDENNE dove scarse le vie di comunicazione impedirono il rifornimento necessario. Con l'anno nuovo il tempo sarebbe migliorato e sarebbero potuti ricominciare i passaggi aerei per fermare i corazzati e i convogli tedeschi.

"Ehi, come mai ci sono così tanti feriti qui? Non li evacuate?
"Non hai saputo?" chiese l'infermiere.
"Non ho saputo un cazzo!"
"Ci Hanno circondati".

Caporale G.I. Gordon CARSON, 19 dicembre BASTOGNE

 ll 28 dicembre HITLER tenne una nuova conferenza generale con numerosi ufficiali superiori; il Führer nella circostanza ammise che gli obiettivi dell'offensiva delle ARDENNE, dopo la sconfitta sulla MOSA e lo sblocco di BASTOGNE, erano ormai irraggiungibili, ma, tenuto conto che non vi era intenzione di rinunciare, esaltò i risultati raggiunti e le pesanti perdite inflitte agli statunitensi; concluse, in un entusiasmato sbotto delirante di onnipotenza, con l'esposizione di un nuovo progetto di una pesante controffensiva in ALSAZIA e in LORENA da cui si aspettava grandi risultati, visto il presunto indebolimento delle forze statunitensi durante la Battaglia delle ARDENNE.
 Ai primi di febbraio 1945 l'esercito tedesco, dopo i massicci trasferimenti di truppe all'est, era ormai ridotto a sole 60 divisioni, di cui nove Panzergrenadier, con solo qualche centinaia di mezzi corazzati, che sarebbero ulteriormente diminuiti con l'imminente trasferimento sul fronte orientale anche della X Panzer-Division SS "Frundesberg". Per i Tedeschi fu impossibile affrontare le forze Alleate equipaggiate con oltre 6.000 mezzi corazzati e 15.000 aerei da combattimento.
 L'offensiva delle ARDENNE, a metà gennaio del 45, quindi si concluse in modo catastrofico per i Tedeschi che subirono perdite pesanti tra le loro formazioni migliori senza ottenere risultati strategici significativi. A peggiorare il quadro finale, la Battaglia del BELGIO accrebbe l'indebolimento del fronte est e favorì l'avanzata sovietica del gennaio 1945, costringendo alla fine HITLER e l'OKW ad ammettere che la guerra sul fronte ovest era ormai persa.

"Sono stato in questa merda dal D-DAY più dodici e ne ho viste di tutti i colori, ma non avevo mai visto niente del genere. Voi siete i migliori, a mio parere".

Capocarro americano al Caporale Robert BOWEN dopo aver attaccato dei Tedeschi nella Sacca di BASTOGNE.

L'idea base del figurino é stata quella di trasmettere a percezione del dramma di quel momento e di quella cruenta serie di battaglie: il freddo, la neve, il senso della sconfitta.
Il soldato tedesco vaga dopo essere stato sommariamente medicato per una grave ferita alla testa. La sua disperazione lo porta a vagare nel tentativo di trovare una qualche forma di aiuto, qualcuno che fermi quell'atto di assoluta follia che la guerra rappresenta in ogni suo aspetto non certo umano.
L'uniforme doveva essere semplice per non distrarre l'osservatore dal punto di vista principale e sopra descritto, anche a costo di essere poco fedele a quella reale.
La mimetica del giaccone invernale, non reversibile e con una pelliccia di pecora come fodera interna, doveva essere la più semplice possibile, monotona nella sua cromia e quasi ipnotica nelle geometrie delle maculazioni mimetiche.
Essendo stato ferito alla testa, qualche addetto ai servizi sanitari o forse qualche camerata gli ha prestato dei soccorsi base che richiedevano poi il trasferimento nelle retrovie, trasferimento impossibile da compiersi per la mancanza totale di mezzi preposti a ciò. Uno dei cartelli dietro di lui indica la direzione per raggiungere un presidio fisso, e il povero ferito tenterà di raggiungerlo pur se a tentoni viste le sue condizioni.
Ho aggiunto, nello scarso equipaggiamento da lui indossato, un pacchetto per medicazioni americano (era portabile alla cintura o persino sull'emetto tramite una tasca di tela verde con passanti e ganci di attacco) che era uso ai Tedeschi recuperare dai prigionieri o dai cadaveri d questi.

"Quando ricevetti quel messaggio capii che l'unica possibilità era sganciarsi abbandonando veicoli e feriti. Di conseguenza il 24 dicembre, alle ore 1:00, lasciammo tutti i veicoli e cominciammo a tornare indietro".

Il commento del Colonnello delle Waffen SS Joachm PEIPER nel raccontare quando gli venne comunicato che era stato distrutto il ponte di TROIS PONTS.

Galleria 2° Conflitto mondiale

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