Era il 1965...
L'anno in cui vide la luce il progetto del
coupè disegnato da Piero CASTAGNERO, il quale pare si fosse ispirato
alla linea dei motoscafi della RIVA..
Snellita e spartana
La versione HF 1.3 del 1967 era alquanto
spartana nel suo allestimento. Molte parti della carrozzeria
vennero realizzate in una lega di alluminio e magnesio (denominata
Peraluman) con uno spessore drasticamente ridotto. Inoltre le
finestrature vennero realizzate in plexiglass al posto del
cristallo. Il peso complessivo era sui 950 kg.
FIORIO e i suoi
elefantini
I successi della FULVIA HF 1.3 sono legati a Cesare FIORIO che
riuscì a creare un team e una squadra corse pur disponendo di
pochissime risorse economiche e tecniche.
In LANCIA non ci
puntavano
In casa LANCIA non credevano che i successi nelle competizioni
avrebbero aumentato le vendite ma furono pesantemente smentiti. Nel
1967 il motore era ancora un 1.300 cc con soli 100 cv e 4 marce. Il
suo elaboratore ufficiale, ing. ZACCONE MINA, riteneva che l'auto
fosse nella sua configurazione massima ma dal 1969 la cilindrata
venne portata a 1.600 cc e con progressivi aumenti di potenza come
quella che corse dal 1969 in poi, la quale era dotata della 5a
marcia.
Trazione anteriore, sottosterzante e pochi
cavalli
Nel 1967 MUNARI lamentava questi tra i limiti maggiori della piccola vettura
torinese. Con la 1.6 HF, prodotta dal 1969, le cose non migliorarono
di molto se non dopo diversi anni, Con l'aumento di potenza che arriverà a oltre i 180 CV,
il modello 1.6 vinse il MONTE CARLO del 1972.
La prima la teneva
il navigatore
L'innesto della prima marcia, specie in condizioni come i tornanti,
veniva compiuto dal pilota ma poi era il navigatore che lo manteneva
bloccando letteralmente la leva con la mano sinistra mentre il
driver con ambo le mani girava il volante. |
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Non sempre si vince
Non sempre si vince, spesso quando si é all'inizio bisogna portare
pazienza prima di ottenere risultati significativi.
A questa condizionale della vita non ne è rimasto escluso nemmeno il
Drago di Cavarzere in persona: Sandro MUNARI, classe 1940.
Nel 1967 si aggiudicò il titolo nazionale rally ma non ebbe la
soddisfazione di ottenere un piazzamento significativo al rally
forse più conosciuto al mondo.
Quell'edizione del MONTE CARLO non fu per MUNARI uno dei suoi
momenti massimi. L'auto era ancora nella versione con la cilindrata
sotto i 1300 cc e con una potenza effettiva intorno ai 100 CV.
A peggiorare l'intera situazione vi era la poca sinergia tra il
pilota veneto e il belga Harris. HARRIS parlava solo francese e
MUNARI a malapena lo capiva.
Inoltre HARRIS era un navigatore vecchio stile, più legato al
contesto della regolarità cronometrica. Per questa ragione egli
procedeva in modo meticoloso alla rilevazione delle note anche per
le tratte di solo spostamento, MUNARI invece concentrava la sua
attenzione quasi esclusivamente sulle rilevazioni e le precognizioni
delle prove speciali.
La FUVLIETTA e il MONTE CARLO del 67
Il modello qui elaborato è parte di una collana di DE
AGOSTINI dedicata alle auto italiane. Di questo modello ne ho
acquistato, durante una mostra scambio, due esemplari. Il colore di
base doveva essere un rosso più scuro (amaranto di MONTEBELLO) ma in fase di produzione è
stato rimpiazzato con un rosso molto più brillante.
La scocca non é della IXO Models ma parrebbe di altra fonte (forse
PROGETTO K?).
La verniciatura e le finiture sono discrete, le parti
plastiche altrettanto specie i sedili e il pianale interno. I vetri
li ho trovati in ordine e privi di condense (sono quel terribile
effetto che la plastica trasparente assume in sede d'iniezione nello
stampo quando la pressione é insufficiente per cui,
in alcuni punti, la trasparenza non é uniforme creando effetti
ottici deformanti). I cerchi montati sono repliche di quelli
prodotti nel modello reale.
Fase 1 Smontato tutto il possibile,
inizio sempre a rielaborare il "Sarcofago", come ormai è mia consuetudine
chiamare l'abitacolo delle vetture. Spesso vi dedico molto lavoro
che poi viene rinchiuso nella scocca della vettura stessa; solo
qualche foto e la mia personale soddisfazione resta a testimonianza
di molto lavoro che a mala pena si potrà intravvedere attraverso i
finestrini o il parabrezza e sempre ammesso che i cristalli presentino
poche condense.
Nel caso di questa FULVIA COUPE' non vi é molto lavoro se non la parte
del cruscotto, volante, leve cambio e freno, cinture di sicurezza e
altri accessori. Il rollbar sulla vera FULVIA era presente solo
all'altezza delle portiere, io ho deciso di non inserirlo in quanto
che, dopo una serie di prove con del filo di ferro, per farlo
coincidere con la chiusura portiere mi occorreva doverlo modificare
con pieghe che lo avrebbero reso troppo vistoso.
Ho concentrato la mia attenzione sul cruscotto a cui ho aggiunto
anche una serie di strumenti ulteriori e i cronometri, un volante di
qualità e disegno più fedeli rispetto a quello fornito, le cinture
di sicurezza, un estintore e la pedaliera del pilota.
Fase 2
Terminato il sarcofago ho preparato il fondo della vettura. Ho
aggiunto i bracci delle sospensioni anteriori, la piastra paracolpi
sotto il blocco motore e il terminale della marmitta.
Sono poi passato ad elaborare la scocca.
FANALERIA e ANTERIORE: ho asportato i 4 fanali di serie incollando
al contrario le cornici cromate; vi ho incollato dopo 4 fanali fotoincisi
e ritoccato la cornice della calandra.
SOTTOSCOCCA e FENDINEBBIA: ho forato la carrozzeria per montare i
due fendinebbia. La posizione esatta l'ho ricavata dalle foto
pubblicate nel libro biografico di Sandro MUNARI. Tramite del filo
di rame ho realizzato i due supporti su cui ho incollato due
fendinebbia RACING 43 completati da fanaleria fotoincisa. Infine le
4 prese d'aria le ho ridipinte nella parte cromata (le cornici
non vi erano nel modello originale) e poi dipinte di nero per
simulare la profondità, la terza foto mostra la fanaleria di serie e
le prese d'aria non ancora dipinte.
BAGAGLIAIO E FANALERIA POSTERIORE: vi ho aggiunto il porta targa (di
provenienza IXO Models) e la targa prodotta con stampa cartacea. I
fanali sono quelli originali, sono state aggiunte le decal mancanti
ovvero il logo HF - la targhetta Rallye HF e la "I" Italia.
Ho sostituito i tergicristalli originali con due di produzione TRON. Lo
specchietto laterale è quello "originale" e non vi era
motivo per sostituirlo. Sul cofano anteriore ho aggiunto il gancio di gomma.
Le maniglie non sono asportabili ma si possono aggiungere le serrature
(meglio di niente!).
Sul parabrezza ho applicato il bollo di circolazione, per realizzarlo non ho fatto
altro che prendere una decal della... non mi ricordo e non credo che
nascesse come bollo auto ma pare fatta apposta. Ogni tanto la
casualità aiuta.
Fase 3
Sono quasi al termine della mia rielaborazione.
Fino ad ora mi é sembrato di aver lavorato come un pazzo ma se
confronto lo stesso con il modello originale pare che ho dato due
pennellate e una manciata di fotoincisioni incollate in mezza
giornata di tranquillo di lavoro.
Momento di sconforto. Poi tutto sembra riprendere vita quando
applico le placche tipiche del rally monegasco.
E il sogno inizia a prendere forma, e soprattutto colore.
Le placche hanno lo spessore giusto per coprire la banda gialla
azzurra e per non essere troppo trasparenti quando applicate sul
vetro posteriore.
Ho trasferito i tondi per i numeri. Molta attenzione per
evitare bolle e pieghe. Una lieve pressione con carta assorbente e
piccole correzioni con dell'ammorbidente per decal.
Tutto facile? No! Mancano i numeri sulle fiancate. Cerco e cerco qualcosa che
assomigli a quelli originali. Poi trovo delle decal molto vecchie
per una FERRARI 312 prototipo. La somiglianza é notevole! Ritaglio
con cura per evitare bordi ingialliti. E qui l'ammorbidente per
decal è servito per fare aderenza dove ormai la colla era assente.
La lucidatura finale con del POLISH la eseguo con un panno morbido
(tipo daino, o simile e che non rilasci peli di sorta).
Per dare un'idea del risultato finale, utilizzando il modello promosso
dalla DE AGOSTINI, la foto sopra mostra la FULVIA a confronto con il
modello "da edicola" realizzato su base IXO Models e da me elaborato
nel 2006. |