NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2011

LANCIA FULVIA HF 1.3
Equipaggio Sandro MUNARI e Geoge HARRIS
RALLY DI MONTE CARLO 1967, 5a ASSOLUTA
Trasformazione modello, scala 1/43.

Modellismo
news

Pittura e grafica
news

Cinefoto
news

Genova per Noi
news

Era il 1965...
L'anno in cui vide la luce il progetto del coupè disegnato da Piero CASTAGNERO, il quale pare si fosse ispirato alla linea dei motoscafi della RIVA..

Snellita e spartana
La versione HF 1.3 del 1967 era alquanto spartana nel suo allestimento. Molte parti della carrozzeria  vennero realizzate in una lega di alluminio e magnesio (denominata Peraluman) con uno spessore drasticamente ridotto. Inoltre le finestrature vennero realizzate in plexiglass al posto del cristallo. Il peso complessivo era sui 950 kg.

FIORIO e i suoi elefantini
I successi della FULVIA HF 1.3 sono legati a Cesare FIORIO che riuscì a creare un team e una squadra corse pur disponendo di pochissime risorse economiche e tecniche.

In LANCIA non ci puntavano
In casa LANCIA non credevano che i successi nelle competizioni avrebbero aumentato le vendite ma furono pesantemente smentiti. Nel 1967 il motore era ancora un 1.300 cc con soli 100 cv e 4 marce. Il suo elaboratore ufficiale, ing. ZACCONE MINA, riteneva che l'auto fosse nella sua configurazione massima ma dal 1969 la cilindrata venne portata a 1.600 cc e con progressivi aumenti di potenza come quella che corse dal 1969 in poi, la quale era dotata della 5a marcia.

Trazione anteriore, sottosterzante e pochi cavalli
Nel 1967 MUNARI lamentava questi tra i limiti maggiori della piccola vettura torinese. Con la 1.6 HF, prodotta dal 1969, le cose non migliorarono di molto se non dopo diversi anni, Con l'aumento di potenza che arriverà a oltre i 180 CV, il modello 1.6 vinse il MONTE CARLO del 1972.

La prima la teneva il navigatore
L'innesto della prima marcia, specie in condizioni come i tornanti, veniva compiuto dal pilota ma poi era il navigatore che lo manteneva bloccando letteralmente la leva con la mano sinistra mentre il driver con ambo le mani girava il volante.

 

Non sempre si vince
Non sempre si vince, spesso quando si é all'inizio bisogna portare pazienza prima di ottenere risultati significativi.
A questa condizionale della vita non ne è rimasto escluso nemmeno il Drago di Cavarzere in persona: Sandro MUNARI, classe 1940.
Nel 1967 si aggiudicò il titolo nazionale rally ma non ebbe la soddisfazione di ottenere un piazzamento significativo al rally forse più conosciuto al mondo.
Quell'edizione del MONTE CARLO non fu per MUNARI uno dei suoi momenti massimi. L'auto era ancora nella versione con la cilindrata sotto i 1300 cc e con una potenza effettiva intorno ai 100 CV.
A peggiorare l'intera situazione vi era la poca sinergia tra il pilota veneto e il belga Harris. HARRIS parlava solo francese e MUNARI a  malapena lo capiva.
Inoltre HARRIS era un navigatore vecchio stile, più legato al contesto della regolarità cronometrica. Per questa ragione egli procedeva in modo meticoloso alla rilevazione delle note anche per le tratte di solo spostamento, MUNARI invece concentrava la sua attenzione quasi esclusivamente sulle rilevazioni e le precognizioni delle prove speciali.

La FUVLIETTA e il MONTE CARLO del 67
Il modello qui elaborato è parte di una collana di DE AGOSTINI dedicata alle auto italiane. Di questo modello ne ho acquistato, durante una mostra scambio, due esemplari. Il colore di base doveva essere un rosso più scuro (amaranto di MONTEBELLO) ma in fase di produzione è stato rimpiazzato con un rosso molto più brillante.
La scocca non é della IXO Models ma parrebbe di altra fonte (forse PROGETTO K?).
La verniciatura e le finiture sono discrete, le parti plastiche altrettanto specie i sedili e il pianale interno. I vetri li ho trovati in ordine e privi di condense (sono quel terribile effetto che la plastica trasparente assume in sede d'iniezione nello stampo quando la pressione é insufficiente per cui, in alcuni punti, la trasparenza non é uniforme creando effetti ottici deformanti). I cerchi montati sono repliche di quelli prodotti nel modello reale.

Fase 1
Smontato tutto il possibile, inizio sempre a rielaborare il "Sarcofago", come ormai è mia consuetudine chiamare l'abitacolo delle vetture. Spesso vi dedico molto lavoro che poi viene rinchiuso nella scocca della vettura stessa; solo qualche foto e la mia personale soddisfazione resta a testimonianza di molto lavoro che a mala pena si potrà intravvedere attraverso i finestrini o il parabrezza e sempre ammesso che i cristalli presentino poche condense.
Nel caso di questa FULVIA COUPE' non vi é molto lavoro se non la parte del cruscotto, volante, leve cambio e freno, cinture di sicurezza e altri accessori. Il rollbar sulla vera FULVIA era presente solo all'altezza delle portiere, io ho deciso di non inserirlo in quanto che, dopo una serie di prove con del filo di ferro, per farlo coincidere con la chiusura portiere mi occorreva doverlo modificare con pieghe che lo avrebbero reso troppo vistoso.
Ho concentrato la mia attenzione sul cruscotto a cui ho aggiunto anche una serie di strumenti ulteriori e i cronometri, un volante di qualità e disegno più fedeli rispetto a quello fornito, le cinture di sicurezza, un estintore e la pedaliera del pilota.

Fase 2
Terminato il sarcofago ho preparato il fondo della vettura. Ho aggiunto i bracci delle sospensioni anteriori, la piastra paracolpi sotto il blocco motore e il terminale della marmitta.
Sono poi passato ad elaborare la scocca.
FANALERIA e ANTERIORE: ho asportato i 4 fanali di serie incollando al contrario le cornici cromate; vi ho incollato dopo 4 fanali fotoincisi e ritoccato la cornice della calandra.
SOTTOSCOCCA e FENDINEBBIA: ho forato la carrozzeria per montare i due fendinebbia. La posizione esatta l'ho ricavata dalle foto pubblicate nel libro biografico di Sandro MUNARI. Tramite del filo di rame ho realizzato i due supporti su cui ho incollato due fendinebbia RACING 43 completati da fanaleria fotoincisa. Infine le 4 prese d'aria le ho ridipinte nella parte cromata (le cornici non vi erano nel modello originale) e poi dipinte di nero per simulare la profondità, la terza foto mostra la fanaleria di serie e le prese d'aria non ancora dipinte.
BAGAGLIAIO E FANALERIA POSTERIORE: vi ho aggiunto il porta targa (di provenienza IXO Models) e la targa prodotta con stampa cartacea. I fanali sono quelli originali, sono state aggiunte le decal mancanti ovvero il logo HF - la targhetta Rallye HF e la "I" Italia.
Ho sostituito i tergicristalli originali con due di produzione TRON. Lo specchietto laterale è quello "originale" e non vi era motivo per sostituirlo. Sul cofano anteriore ho aggiunto il gancio di gomma.
Le maniglie non sono asportabili ma si possono aggiungere le serrature (meglio di niente!).
Sul parabrezza ho applicato il bollo di circolazione, per realizzarlo non ho fatto altro che prendere una decal della... non mi ricordo e non credo che nascesse come bollo auto ma pare fatta apposta. Ogni tanto la casualità aiuta.

Fase 3
Sono quasi al termine della mia rielaborazione.
Fino ad ora mi é sembrato di aver lavorato come un pazzo ma se confronto lo stesso con il modello originale pare che ho dato due pennellate e una manciata di fotoincisioni incollate in mezza giornata di tranquillo di lavoro.
Momento di sconforto. Poi tutto sembra riprendere vita quando applico le placche tipiche del rally monegasco.
E il sogno inizia a prendere forma, e soprattutto colore.
Le placche hanno lo spessore giusto per coprire la banda gialla azzurra e per non essere troppo trasparenti quando applicate sul vetro posteriore.
Ho trasferito i  tondi per i numeri. Molta attenzione per evitare bolle e pieghe. Una lieve pressione con carta assorbente e piccole correzioni con dell'ammorbidente per decal.
Tutto facile? No! Mancano i numeri sulle fiancate. Cerco e cerco qualcosa che assomigli a quelli originali. Poi trovo delle decal molto vecchie per una FERRARI 312 prototipo. La somiglianza é notevole! Ritaglio con cura per evitare bordi ingialliti. E qui l'ammorbidente per decal è servito per fare aderenza dove ormai la colla era assente.
La lucidatura finale con del POLISH la eseguo con un panno morbido (tipo daino, o simile e che non rilasci peli di sorta).
Per dare un'idea del risultato finale, utilizzando il modello promosso dalla DE AGOSTINI, la foto sopra mostra la FULVIA a confronto con il modello "da edicola" realizzato su base IXO Models e da me elaborato nel 2006.

Galleria race-car pista

Galleria race-car rally

Galleria race-car competizioni varie

Documentazione race-car

Questo sito Mappa del sito E-mail e contatti Aiuti per navigare Diritti d'autore e copyright Per collaborare a NISE A-F G-O P-Z Creative Commons License
NISE & aNobii