NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2017

Flakturm Leutnant, Luftwaffe

Berlino 1945

Rielaborazione parti figurini DRAGON, scala 50mm

Gennaio 2017

I tempi di costruzione

 Per la costruzione della G - TURM I furono necessari solo sei mesi ma un numero abnorme di prigionieri usati letteralmente come schiavi.

 

I materiali

Per una torre mediamente occorrevano 100.000 tonnellate di massicciata, 78.000 t. di ghiaia, 35.000 t. di cemento, 9.000 t. di acciaio e 15.000 metri cubi di legno.

 

Dimensioni

 La torre era alta 75 e larga 39 metri. Lo spessore del tetto su cui poggiavano i cannoni era di 5 metri. Quello delle pareti perimetrali non meno di 3.

 

Madri coraggiose

 All’interno delle torri videro la luce alcuni bambini, purtroppo molte altre madri ebbero aborti spontanei a seguito dello stress, delle scarse condizioni igieniche ed alimentari.

 

Vita o morte

 Ai medici e al personale paramedico presente all’interno della torre, va riconosciuto il merito di aver salvato la vita a molti soldati che furono ricoverati per ferite sul campo. Secondo le voci che erano circolate a Berlino, i Russi erano soliti uccidere i soldati feriti anche se ricoverati in ospedali. Allora, quando i soldati feriti erano ricoverati, erano spogliati delle uniformi e distrutto il loro soldbuck. Molti civili li aiutarono uscendo coraggiosamente tra le rovine delle case per cercare abiti civili da far indossare a questi feriti.

 

Quanti proiettili?

 In dici giorni, cioè tra il 21 aprile e il 1° maggio, i sovietici spararono sulla città 1.800.000 proiettili, posizionando un pezzo di artiglieria ogni due metri tutto intorno alla città.

 

Tonnellate di sardine

 Per garantire un minimo di alimentazione ai rifugiati delle torri, furono stipati nei fondi tonnellate di scatole di sardine.

 

Musei unici

 Pare che una di queste torri, forse quella di Humboldthain, ebbe anche funzione di deposito per opere d’arte tra cui il busto di Nefertiti. Di sicuro quella dello Zoo servì per proteggere l’Altare di Pergamo.

 

 

 

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Interessante foto che mostra personale della Flak con indosso almeno tre differenti giacche. La prima da sinistra è sul modello M1936, la seconda è una giacca corta con le sole tasche sui fianchi e la terza probabilmente è una giacca da campo priva di tasche e rifinita grossolanamente. Non si può non notare la colorazione mimetica degli elmetti in tinta chiara (forse color sabbia?), probabilmente la foto fu scattata dal 1943 in poi in una regione mediterranea (Copyright sconosciuto).

 

Interessantissima immagine che ritrae personale di fanteria della Luftwaffe, in Russia nel 1942, in assetto da combattimento. Il sottufficiale (il primo da destra) indossa una divisa da marcia o comunque un combinazione da usare in azione. E’ composta dalla giacca tipo Fliegerbluse, l’equivalente della Drillichschorch per la fanteria, e dal pantalone equivalente del Drillinchhose per fanteria.

 È equipaggiato con un fucile mitragliatore MP38 o MP40, cinturone e spallaci semplici in cuoio. I due soldati hanno un equipaggiamento simile ma sono armati con fucile Mauser 98k. Colpisce il dettaglio degli stivali di cuoio con gambale alto, quest’ultimo forse in gomma?

(Copyright Bundesarchiv Bild 101I-635-4000-18).

 

Questo Obergefreiter, di sicuro in licenza, indossa una fliegerbluse molto simile a quella da me realizzata ed indossata dal figurino presentato in quest’articolo (www.ww2airsoft.org.uk).

 

Questo Fallschirmjäger indossa un’ulteriore versione della fliegerbluse (Copyright sconosciuto).

 

Sottufficiale della Flak catturato in Normandia il 7 giugno del 1944 da truppe canadesi. Indossava un cappotto di panno e sotto una giubba di ordinanza per i corpi di fanteria. Quella Croce di prima classe sembrerebbe un aggiunta di qualche soldato canadese, giusto per valorizzare la scena della cattura, posizionata però non conformemente al regolamento militare tedesco

(Copyright IWM Collections IWM Photo N. B 5144).

 

Cannone antiaereo da 2cm in Russia nel 1941. Qui i serventi indossano la classica giubba in grigio ferro modello M1936 e sono sprovvisti dell’equipaggiamento da combattimento

(Bundesarchiv Bild 101I 265 0026A 30).

 

Personale della Flak mentre mostra, al fotografo, il funzionamento di un cannone da 88 mm; anche qui è presente una discreta varietà di giacche e giubbe (Copyright sconosciuto).

 

Il personale addetto alla contraerea 12,8 mm indossa la tenuta da campo (Copyright sconosciuto).

 

Di sicuro questa foto fu scattata presso una torre antiaerea, nel 1943 o nel 1944. L’ufficiale (?) in mezzo indossa una Drillichschorch di tela grezza ed è munito di cuffie e laringofono per poter comunicare con la torre radar. Il cannone è un 12,8 cm. Tenete a mente il servente indicato con la freccia, lo incontreremo nella prossima foto (Copyright sconosciuto).

 

Per ragioni di pura propaganda fu realizzata questa foto che ritrae il personale della Flak in azione a seguito di un presunto allarme aereo. Il soggetto indicato dalla freccia parrebbe quello visto nella foto precedente (Bundesarchiv Bild 1011 675 7942 02).

 

 

 

 

 

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Sono qui pubblicati a solo titolo di informazione non costituendo profitto di sorta in tale contesto.

Le torri contraeree di BERLINO

 La Battaglia di BERLINO è ricca di risvolti storici non sempre conosciuti.

 Dopo i primi raid aerei inglesi, su BERLINO nel 1940, HITLER e i suoi comandanti si resero conto che la città non era poi così irraggiungibile dal cielo e che le difese contraeree presenti erano totalmente insufficienti.

 La FLAK, acronimo di Flugziogabwehrkanonen, non possedeva postazioni permanenti adeguate, cioè non era in grado di contrastare gli attacchi aerei e allo stesso tempo di essere sufficientemente protetta durante la difesa aerea.

 HITLER decise di coinvolgere Albert SPEER in un progetto specifico (Führer-Sofort Programm) quanto mai ardito e costoso: delle vere fortezze in cemento con cannoni antiaerei e rifugi contro i bombardamenti, il tutto nel cuore della città.

 Occorre precisare che le FLAKTURME non erano state concepite come effettivi ricoveri per i civili ma lo divennero in conseguenza dei drammatici bombardamenti che, in pochi mesi tra il ’44 e il ’45, rasero al suolo una buona metà delle abitazioni berlinesi.

 Nel periodo compreso tra marzo e aprile le incursioni nemiche furono oltre novanta.

 Da quanto ci risulta oggi, i rifugi antiaerei della capitale tedesca potevano al massimo ospitare, ammassandoli, non oltre centomila persone.

 Il primo e forse unico effettivo rifugio antiaereo civile fu quello di ANHALTER, nato a tutela dei passeggeri della DEUTSCHE REICHSBAHN nel quartiere di KREUZBERG sui terreni della ex ANHALTER BAHNHOF.

 Questo rifugio era stato realizzato nel 1940 ed aveva una capienza originaria di 3.000 persone. Durante la Battaglia di BERLINO alcuni testimoni raccontarono che il numero delle persone che vi cercarono rifugio fu quattro volte superiore alla massima capienza, costringendo i rifugiati stessi a condizioni di permanenza quasi inumane.

 Tornando alle origini delle torri contraeree, nella capitale ne furono costruite tre, posizionate ai vertici di un ipotetico triangolo difensivo.

Con una direttiva del 1940, poi attuata con la realizzazione in tempi record, HITLER coinvolse l’architetto Albert SPEER il quale, basandosi anche su un’idea dello stesso dittatore, concretizzò un tipo di fortificazione a quattro torri dal sapore molto medievale (Bauart I). La foto sotto è quanto mai esplicativa.

 Furono progettati altri due modelli di fortificazioni, codificate come Bauart II e Bauart III, la prima di forma quadrata e senza torri agli angoli mentre la seconda poteva avere forma poligonale e in genere dotata di armamento contraereo leggero.

 

Ripresa aerea di una delle tre torri antiaeree di Berlino. Questa era la torre vicino allo zoo nei pressi della stazione ferroviaria di Tiergarten e denominata G - Turm I. Questa torre è stata completamente demolita (Copyright sconosciuto).

 

La G – Turm II di Friedrichshain subito dopo la guerra. Non fu possibile demolirla se non parzialmente mentre il resto della struttura fu seppellito con terra e detriti dei bombardamenti. Oggi anche questa costruzione è ancora esistente ma solo nelle fondamenta e parzialmente visitabile dall’esterno (Copyright sconosciuto).

 

La G – Turm III di Humboldthain dopo la guerra, non fu possibile demolirla in quanto troppo vicina alle linee ferroviarie. Una minima parte è ancora eretta e parzialmente visitabile (Copyright sconosciuto).

 

 La prima delle tre torri si trovava nella parte ovest della città in prossimità del BERLINER ZOO, la seconda era a nord in BRUNNEN STRASSE e denominata HUMBOLDTHAIN (era il parco pubblico su cui era costruita), infine la terza in prossimità di LANDSBERGER ALEE (vicino alla ALEXANDER PLATZ) nel quartiere di FRIEDRICHSHAIN.

 Le Flakturme erano costruite a coppie: vi era una Geschützturm (G-Turm, torre armata con i cannoni pesanti e batterie di cannoni leggeri) e una Leitturm (L-Turm, torre per la direzione del tiro dotata di radar, armata con contraeree leggere) posizionata a poca distanza.

 Quale fu l’efficacia di tali roccaforti difensive? Vi sono pareri discordi in merito.

 Da parte anglo-americana, queste torri antiaeree erano considerate micidiali, al punto che per gli equipaggi dei bombardieri, che vi compivano azioni di “bombing raid”, le missioni erano conteggiate doppie al fine del raggiungimento del numero sufficiente per poter essere congedati e far rientro a casa.

 Per i Tedeschi di allora, vi fu la netta sensazione che il fuoco di sbarramento non aveva scoraggiato le incursioni degli anglo-americani così come quelle dell’Aviazione sovietica.

 A dar ragione a tale posizione, vale la pena riportare le testimonianze di soldati e civili berlinesi che, sin dai primi dell’aprile del ‘45, si ritrovarono non solo oggetto di bombardamenti ma anche di mitragliamenti, a bassa quota, da parte di caccia russi.

 

Major-General Luftwaffe, Otto Sydow: Questi è stato l’ultimo comandante della G - Turm I collocata in prossimità dello zoo berlinese (Copyright sconosciuto).

 

Una foto che immortala la fase di costruzione di una Flakturm nel 1943

(Copyright Bundesarchiv Bild 183-J16840).

 

Su ogni torre G – Turm vi erano cannoni da 12,8 cm (Flak 40) che permettevano di danneggiare o distruggere gli aerei nemici senza la stretta necessità di colpirli direttamente; non furono montati cannoni da 8,8 cm in quanto i relativi proiettili non permettevano ciò a causa dell’insufficiente carica esplosiva rispetto a quella dei colpi del 12,8 cm che era tripla.

 Il limite dei cannoni da 12,8 cm era il lento caricamento e il numero di colpi al minuto sparati, difetti gravi per affrontare con risultato positivo il numero di velivoli (e la loro velocità) che eseguivano il raid sulla capitale nazista.

 Sia le torri di tipo G sia quelle di tipo L erano dotate di FLAK da 2 cm e postazioni di mitragliatrici MG 42. Non risulta fossero dotate di lanciafiamme e altre armi a sorpresa per la difesa ravvicinata.

 Irreale la voce che fosse predisposto un campo minato attorno a ogni torre e che il percorso di accesso sicuro fosse periodicamente cambiato.

 

Flakturm con cannone da 12,8 cm e relativo personale di tiro. Probabile che si tratti del cannone posizionato al centro del tetto della Torre G – Turm I Berlin Tiergarten, la foto è datata 1943. Le frecce evidenziano due serventi che indossano una giubba del modello simile a quella del figurino (Bundesarchiv Bild 101I-656-6103-07).

 

Personale militare ausiliario americano in “visita”, presso una delle torri al termine della guerra, intento a simulare l’uso di una delle batterie dei cannoni da 2 cm collocate sulle terrazzate della torre (Copyright sconosciuto).

 

Ripresa aerea di una delle tre torri antiaeree di Berlino. Questa era la torre vicino allo zoo nei pressi della stazione ferroviaria di Tiergarten e denominata Flakturm I. La foto è di pura propaganda atta dimostrare quanto sicure erano tali fortificazioni: vi si poteva far prendere il sole ai ricoverati dell’ospedale interno (Copyright sconosciuto).

 

Foto che mostra una terrazza di una torre modello “Bauart 1” con il cannone 2 cm FlaK 38 Vierling, affusto quadrinato che doveva essere manovrato da almeno otto serventi (Copyright Bundesarchiv Bild 101I-635-4000-18).

 

 Le torri erano autonome sia a livello di armi sia di necessità come acqua, energia elettrica, servizi sanitari, ricoveri e fornitura di pasti caldi.

 Pur se il regime nazista ampiamente dava temporanea ospitalità ai civili berlinesi sfollati, lo scopo vero del ricovero di almeno 10.000 individui, per torre, era legato alla eventualità di farvi rifugiare i soldati che avrebbero dovuto difendere la città.

 Per ragioni di propaganda e per evitare situazioni di panico collettivo, e visto che i soldati tendevano a collocarsi a macchia di leopardo nelle periferie meno soggette ai bombardamenti, alla fine le torri diedero rifugio a migliaia di Berlinesi al punto che, ad esempio in quella dello Zoo, si arrivò alla presenza, quanto mai forzata, di oltre 30.000 civili stipati all’inverosimile.

 Ma, su una popolazione di qualche milione di abitanti, le tre torri non erano assolutamente sufficienti per ospitare tutti i Berlinesi. Molti, anzi la stragrande maggioranza, dovette usare le cantine e i fondi dei palazzi come unico rifugio antiaereo. Nefasta fu la decisione di non far sfollare la città dai civili, il che però impedì l’uso dei rifugi per le truppe tedesche.

 Quest’ultimo fatto spiega il perché molti comandanti della WEHRMACHT, come il famoso e leggendario WENCK, decisero di non convogliare i propri uomini in città; se avessero deciso ciò avrebbero imposto l’estrema soluzione della guerra di assedio rinchiudendosi nelle tre torri. Il risultato sarebbe stata solo una lunga agonia per i soldati e i civili assediati in città, non escludendo che i Russi avrebbero fatto pagare col sangue una tale scellerata decisione.

 

Affiancate alle G-Turm vi erano le torri radar denominate L-Turn. Queste erano dotate di sistemi radar capaci di intercettare arei nemici distanti anche ottanta chilometri. Ecco come era disposto il personale di avvistamento radar (Copyright sconosciuto).

 

Sistemi di filtraggio dell’aria all’interno di una delle torri (Copyright sconosciuto).

 

 Nel corso degli anni, e mancando una reale letteratura consolidata sull’argomento, sono nate leggende e aneddoti su quanto accadde dentro le torri nel mese di aprile del ’45.

 La più famosa pare essere quella per cui i cannoni da 12,8 cm furono impiegati durante la Battaglia di BERLINO contro i carri armati sovietici che si dirigevano verso il REICHSTAG. Cosa improbabile. Il tiro di questi sarebbe andato lontano minimo qualche chilometro e con il probabile risultato di uccidere civili che non quello di fermare qualche T34 o dei gruppi di fanti russi.

 Aneddoti su cosa accadde all’interno e nel limitrofo furono anche generati dai racconti, spesso parziali e confusi, dei civili e dei soldati che vi trovarono rifugio.

 Qualcuno ancora oggi descrive episodi che non avvennero e che si rifanno più a una macabra visione della guerra e in particolare dell’epilogo nazista.

 Vero che le condizioni igieniche e sanitarie dei rifugiati furono portate all’estremo, come nel caso del rifugio di ANHALTER, ma furono causate per il sovraffollamento e non per difetti strutturali e organizzativi.

 Meno leggendaria la tesi che l’Armata Rossa badò bene dal non avvicinarsi alle torri ma semplicemente le aggirò visto che con le batterie leggere e le mitragliatrici avrebbero mietuto numerose vittime tra i fanti russi.

 

I gruppi elettrogeni rendevano autonome le torri per diversi giorni (Copyright sconosciuto).

 

Nelle torri vi era un servizio ospedaliero dotato di sale operatorie e ricovero feriti o malati (Copyright sconosciuto).

 

 I Sovietici, nel periodo compreso tra marzo e aprile del ‘45, infiltrarono in città decine e decine di “spie” capaci di raccogliere informazioni che poi riportavano ad altri collaborazionisti in grado di raggiungere le linee russe.

 Secondo lo scrittore Antony BEEVOR, nel suo famoso testo “BERLINO 1945, LA CADUTA”, molti civili e soldati tedeschi (2365 civili e 2130 soldati, per essere precisi), furono catturati dai Sovietici mentre tentavano di fuggire dalla città. Furono arruolati come spie, infiltrate nel territorio tedesco per riferire su ogni cosa relativa ai Tedeschi: armi disponibili, soldati presenti, situazione viveri per la popolazione, crolli e devastazioni successive ai bombardamenti dell’artiglieria e dell’aviazione, emergenze sanitarie e igieniche. Queste spie sul campo, di sicuro riuscirono ad accedere nelle torri e successivamente a riferire, al Comando sovietico, la situazione relativa. La torre dello Zoo si arrese ma per indulgenza dei Russi che accettarono le trattative al fine di evitare inutili carneficine tra i civili; il sacrificio di donne e bambini avrebbe solo fatto il macabro gioco dei pochi gerarchi rimasti e decisi a immolarsi alla causa nazista. Di certo sapevano, tramite questi informatori, quali forze erano barricate nella torre.

 Di fatto, la torre dello Zoo non fu conquistata ma i soldati al suo interno si arresero dopo in 2 maggio.

 

Quando era diramato l’allarme aereo, le madri avevano diritto di accesso prima dei bambini e degli anziani (Bundesarchiv Bild 146 1976 032 22).

 

 Ogni torre aveva una propria guarnigione di FLAK korp, spesso costituita da veterani dei vari fronti, truppe riserviste che potevano contare su uomini poco addestrati e di avanzata età. Le armi disponibili erano degli MP40, qualche MAUSER e poi armi prede di guerra dei vari fronti; scarsissime le munizioni per le armi leggere ma non mancavano discrete quantità di “schiacciapatate”.

 A questi soldati si potevano aggiungere giovani provenienti dalle varie organizzazioni paramilitari e dai corsi di addestramento alla leva volontaria. L’equivalente di carne da macello, si può purtroppo ammettere.

 Come testimoniarono sia civili sia militari combattenti, c’erano ragazzini di anche dodici anni messi sui tetti, delle torri, a caricare i cannoni o a portare le munizioni per i cannoni leggeri da 2cm. Molti di loro non arrivarono, vivi, alla fine della loro prima giornata da combattenti.

 La maggior parte dei soldati che vi trovava ricovero erano feriti gravemente o sotto choc da combattimento, non sarebbero quindi stati in grado di reggere un eventuale attacco ravvicinato né tantomeno reggere un assedio.

 Quello che fece andare su tutte le furie i Berlinesi, sopravvissuti alla fine della città, fu la presenza di alcuni ufficiali e uomini di regime nascosti tra i civili indossando abiti civili. Tolti rari casi, la maggior parte dei soldati gettò via le uniformi e si diede alla fuga lungo la periferia urbana (muovendosi tramite le gallerie della metropolitana sotterranea) ma alcuni si nascosero all’interno delle torri togliendo la possibilità a donne e bambini di restare in vita specialmente nelle ultime due settimane di aprile di quel terribile 1945.

 

La distruzione della G - Turm I ad opera degli artificieri inglesi qualche anno dopo la fine della guerra (Copyright sconosciuto).

 

 Dopo la fine della guerra, a BERLINO, la torre del BERLINER ZOO fu demolita nel 1948 dalle truppe di occupazione inglesi che dovettero impiegare oltre ottanta tonnellate di esplosivo; quelle del HUMBOLDTHAIN e di FRIEDRICHSHAIN furono demolite solo parzialmente e sono tuttora visibili presso gli omonimi parchi pubblici che le circondano.

 Le costruzioni però sono parzialmente coperte da colline formate dall'accumulo delle macerie dei bombardamenti, in seguito rimboschite, e in diversi punti sono assenti di parti in quanto demolite per ragioni di sicurezza.  La torre di HUMBOLDTHAIN è visitabile anche al suo interno in uno dei suoi 7 livelli.

 

Il figurino e l’ambientazione

 Il soggetto nasce dalla consultazione di un volume della OSPREY dedicato alle truppe di terra della LUFTWAFFE (“LUFTWAFFE FIELD DIVISION 1941 – 45”, di K.c. RUFFNER con illustrazioni di R. VOLSTAD) e dalla consultazione di diverse foto dell’epoca reperibili in Internet.

 Ho immaginato questo tenente in cerca di un po’ d’acqua durante l’infuriare degli scontri; trovata una fontana ancora attiva, con un bicchiere di fortuna cercherà di dissetarsi e di non bagnarsi gli stivali con gli schizzi prodotti dal getto che fuoriesce dalla fontana.

 Utilizzando varie parti DRAGON prodotte diversi anni fa, e qualcuna più recente, ho messo insieme la base dell’uniforme.

 Ho montato le gambe e il busto eliminando qualsiasi rilievo della giacca, tolto il colletto e le patte delle tasche inferiori.

 Ho aggiunto: delle braccia della DRAGON, la pattina della tasca sul petto realizzata in Plasticard, le spalline anche queste realizzate con Plasticard e filo di rame, la fibbia fotoincisa sempre di DRAGON, fondina per la pistola (DRAGON…).

La testa dovrebbe essere di HORNET (ma non ci giurerei) e il porta binocolo di VERLINDEN PRODUCTIONS.

Le Fliegerbluse furono realizzate in diversi modelli e avevano la funzione di uniformi da campo come da libera uscita.

 Il concetto di questo capo di abbigliamento era molto simile a quello delle giacche, per la fanteria, realizzate in cotone e note come Drillichschorch.

 Il tessuto delle Fliegerbluse, per le truppe della LUFTWAFFE e della FLAK, era in lana o panno con una colorazione sul grigio-ferro scuro.

 Gli ufficiali non avevano nella loro fornitura tali capi di abbigliamento, dovevano quindi acquistarli in proprio o farli confezionare privatamente.

 Alcuni di loro, specie sul finire del conflitto, preferirono farli realizzare privatamente, per poter utilizzare del panno molto più spesso, e quindi li caratterizzarono con taglie e dettagli fuori regolamento.

 Il colore grigio-ferro che ho utilizzato non è in produzione tramite i marchi più noti (VALLEJO e LIFE COLORS, giusto per citarne due) ma è una miscela da me realizzata con colori acrilici MAIMERI.

 Non è facile, come verrebbe da credersi, ottenere la miscela della tonalità giusta; ho dovuto fare diversi tentativi prima di arrivare a una che non fosse troppo spenta (tendente al grigio) o troppo azzurra (colore inesistente nel mondo delle uniformi tedesche).

 Una volta che si è realizzata la miscela, ritenuta vero simile a quella del tessuto reale, consiglio di provarla su vecchi pezzi d figurini di modo che si abbia la giusta misura del risultato finale che ne scaturirà dipingendo la base e poi sfumandola verso la luce con del bianco.

 Per la colorazione, dell’elmetto, ho usato la stessa base impiegata per l’uniforme con l’aggiunta di un BLU OLTREMARE, sconsiglio l’uso del nero.

 La fontana è un pezzo realizzato molti anni fa da NINIVE, azienda italiana specializzata in diversi prodotti per il modellismo.

 Navigando nel loro sito, ho scoperto che la fontana è ancora prodotta e a un prezzo ottimo.

 Il getto d’acqua, che ne scaturisce, conferisce quel tanto di realismo che utopisticamente la modellistica cerca di emulare.

 

 Se Vi recate a BERLINO, e volete sapere di più su questi luoghi con visite sicure, si consiglia di affidarsi a tour professionisti evitando singoli promotori.

 Berliner Unterwelten e.V., Società per la ricerca e la documentazione di edifici sotterranei:

http://berliner-unterwelten.de/home.1.1.html

 

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